Tariffa Professionale

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Si segala il seguente articolo,  pubblicato su Il Sole 24 ORE di domenica 19 settembre 2010, a cura di Maria Carla De Cesari e  Francesca Milano.

La tariffa dà un prezzo al visto

I minimi tariffari non sono più inderogabili, come previsto dalla legge Bersani e come recepito dal Codice Deontologico dei Commercialisti. In ogni caso, all'articolo 1 della nuova tariffa che detterà i criteri per le parcelle della categoria, si chiarisce che le modalità per determinare i compensi sono finalizzate a garantire la qualità della prestazione, nel rispetto dell'importanza dell'opera e del decoro della professione. Il monito deve accompagnare il professionista nel calcolo della parcella.

Rispetto alla tariffa del 1994 (D.P.R. n. 645) il decreto firmato nei giorni scorsi dal Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e che sarà pubblicato nelle prossime settimane sulla Gazzetta Ufficiale, recepisce le nuove funzioni riconosciute alla «nuova professione», nata dall'unificazione di Dottori Commercialisti e Ragionieri, dal decreto legislativo n. 39 del 2005. Inoltre, si allinea alle novità delle riforme del diritto societario, del fallimentare e della revisione dei conti.

Gli aumenti tariffari che coprono dal 1992 fino al 2010 (marzo), sono pari al 50 per cento, una maggiorazione che si applica tout court agli onorari fissi e ai valori minimi e massimi degli scaglioni che servono per calcolare, negli altri casi, i compensi (onorari specifici e graduali). È stata reintrodotta, inoltre, la voce «spese generali di studio», pari al 12,5 per cento dell'importo degli onorari, con un massimo di 2.500 euro a parcella.

Restano confermate le maggiorazioni per pratiche di «eccezionale importanza», che non possono superare il 100 per cento degli onorari massimi, e quella per le richieste «urgenti», fino al 50 per cento.
Dovrebbe essere confermata anche la previsione per i giovani iscritti all'Albo da meno di cinque anni, che secondo la vecchia tariffa possono applicare agli onorari una riduzione fino al 30 per cento. Lo stesso dovrebbe valere per l'altra misura che tiene conto delle realtà demografiche in cui opera il professionista: per chi lavora in un Comune con meno di 200.000 abitanti resterebbe la possibilità di una riduzione fino al 15 per cento. Anche in questi casi, si tratterebbe di previsioni indicative, visto il principio di derogabilità dei minimi.

 

Maria Carla De Cesari, Francesca Milano, pag. 21 – Il Sole 24 ORE di domenica 19 settembre 2010